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Epatite C: in Italia in sei mesi oltre 185mila trattamenti

Infettivologia Redazione DottNet | 09/07/2019 13:57

Simit: è necessario far emergere il sommerso, ossia quelle popolazioni che in termini epidemiologici sono le più rilevanti perché permettono la circolazione del virus

Il virus dell' epatite C è una delle principali cause di morbilità e mortalità correlate al fegato. "A fine giugno risultavano in Italia oltre 185.000 trattamenti avviati e nella stragrande maggioranza già conclusi con successo. È giunto il momento per una spallata finale che porti all' eliminazione più vasta possibile del virus". Lo sottolinea la Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, in un comunicato.

"Le disponibilità di una cura ad alta efficacia, che consente la definitiva eliminazione del virus in circa il 97% dei casi trattati, ha cambiato radicalmente la prognosi e il destino individuale di migliaia di pazienti - proseguono gli esperti della Simit - Tuttavia, considerando l' alta prevalenza di Hcv nella popolazione generale in Italia, per aumentare la diagnosi e il trattamento delle persone infette è necessario far emergere il sommerso, ossia quelle popolazioni che in termini epidemiologici sono le più rilevanti perché permettono la circolazione del virus".

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Proprio questo la Simit ha promosso oggi a Milano il convegno patrocinato da Regione Lombardia 'Epatite C: stato dell' arte e modelli per l' emersione del sommerso'. "Oggi abbiamo a disposizione farmaci per combattere l' epatite C che sono così efficaci da assicurare nella quasi totalità dei casi l' eradicazione dell' infezione. In questo scenario bisogna allora individuare quali siano le popolazioni chiave nelle quali l' infezione si trova a circolare maggiormente e che quindi fanno da serbatoio dell' infezione - spiega Massimo Galli, presidente della Simit - con particolare riferimento ai tossicodipendenti per via endovenosa".

Proprio questo la Simit ha promosso oggi a Milano il convegno patrocinato da Regione Lombardia 'Epatite C: stato dell' arte e modelli per l' emersione del sommerso'. "Oggi abbiamo a disposizione farmaci per combattere l' epatite C che sono così efficaci da assicurare nella quasi totalità dei casi l' eradicazione dell' infezione. In questo scenario bisogna allora individuare quali siano le popolazioni chiave nelle quali l' infezione si trova a circolare maggiormente e che quindi fanno da serbatoio dell' infezione - spiega Massimo Galli, presidente della Simit - con particolare riferimento ai tossicodipendenti per via endovenosa".

"Con l' evento di oggi abbiamo voluto offrire un' opportunità di confronto tra specialisti specificamente dedicati alla diagnosi e cura dell' epatite C e medici di medicina generale favorendo un approccio pratico e fattivo al problema. Verranno fornite indicazioni pratiche su come stabilire contatti e collaborazioni tra il medico di medicina generale e i centri prescrittori, al fine di facilitare l' invio dei pazienti al trattamento e la cogestione dello stesso tra medico di famiglia e specialista", ha concluso Galli. In Lombardia si stima che al 2014 erano seguite presso i centri ospedalieri della regione circa 40 mila persone con infezione da Hcv. A marzo 2019 risultavano trattati, o in trattamento, più di 35 mila pazienti. Si può quindi ipotizzare che, entro il 2020, si riuscirà a trattare tutti quelli che risultavano in carico ai centri.

"Rimangono da trattare - spiega il Massimo Puoti, direttore Struttura complessa malattie infettive, Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda - le persone non ancora inviati ai centri per il trattamento dai loro Curanti,le persone in carico ai Sert e i detenuti che non sono ancora stati trattati. Inoltre rimane da curare quella proporzione di persone con epatite C che non hanno mai fatto il test e non sanno di avere questa infezione".

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